Dott. Nicola Carraro
Un lampadario laccato color ottone, carta da parati ocra, Tv in bianconero che trasmette 90° minuto e un divano in pelle scura in un tipico appartamento degli anni ’80. Un bambino con il suo papà chiacchierano di calcio, come succede tutte le domeniche, e fra le squadre di cui si parla, esce il nome della Spal. La curiosità di quel nome attira molto l’attenzione del bimbo, che chiede cosa fosse la Spal. E così, il papà, gli racconta, sommariamente, che la Spal è stata persino in Serie A. Un nome così, nella classifica con Inter, Milan, Juventus, sembra quasi una favola.
La favola sta per ripetersi, e quel bambino, che la passione per il calcio e lo sport non l’ha mai abbandonata, in uno dei suoi mille giri in macchina sente per radio l’intervista dell’attuale Direttore Generale della Spal Vagnati, il quale ripete più volte:” il segreto di questa squadra è il senso d’appartenenza”.
Ma che cos’è il senso d’appartenenza? E, se il senso d’appartenenza promuove favole come quelle della Spal, lo si può allenare?
Innanzitutto l’appartenenza, da un punto di vista evoluzionistico è un bisogno dell’uomo, e questo bisogno è posto in evidenza nella piramide dei bisogni di Maslow, subito dopo i bisogni primari (alimentazione, sonno, respirazione, omeostasi) e i bisogni di sicurezza (sicurezza fisica, di occupazione, di salute, la famiglia). Una recente ricerca (Lambert et al.2013) mostra come il sentirsi appartenenti ad un gruppo o ad una comunità permetta agli individui di dare un maggior significato alla vita e sia un elemento di prevenzione importantissimo per patologie legate ai disturbi dell’umore quali la depressione.
Nello sport di squadra, termini come coesione e appartenenza si riferiscono alle dinamiche di un gruppo ed è quindi necessario partire da questo concetto.
Il gruppo, – M. Doel-C. Sawdon (2001) – in senso proprio, presenta specifiche caratteristiche: la comunicazione interpersonale avviene a seguito di una reciproca conoscenza e di relazioni affettive che indicano che i componenti provano una serie di sentimenti reciproci, in continuo divenire; c’è un’interazione tra i componenti: gli individui che compongono un gruppo sono consapevoli di farne parte e si aspettano di interagire gli uni con gli altri per un certo periodo, ogni persona all’interno del gruppo ha un ruolo che aiuta a stabilire il comportamento individuale; è chiaro un fine comune: il sapere cosa bisogna fare, dove si deve andare, che cosa si deve conseguire fanno nascere in ognuno dei componenti del gruppo la disponibilità alla partecipazione attiva verso l’impegno preso.
Se quindi un gruppo si può definire come l’unione di varie persone, le quali comunicano fra di loro in una relazione di cooperazione per raggiungere uno scopo comune, Gross e Martin (1952) suggeriscono una definizione della coesione, in termini di resistenza del gruppo alle forze disgreganti, di tendenza dei membri a restare insieme, uniti gli uni con gli altri.
Nello sport, all’interno di una squadra, la coesione consiste nel grado di unione e/o nella resistenza del gruppo alla sua distruzione: è un processo dinamico che riflette la tendenza a stare/lavorare insieme e a rimanere uniti per raggiungere gli obiettivi stabiliti.
Definire il senso di appartenenza è un po’ più complicato in quanto la dimensione dell’Io e quella del gruppo si fondono per costituire un’unica e più grande dimensione, quella del Noi. Nel sentirsi parte di un Noi ogni individuo mette in secondo piano i propri obiettivi egoistici e si dedica, nella cooperazione, nella condivisione e nel mutuo aiuto totalmente alla squadra. Viene così a formarsi quel “Tutto” Gestaltico, ben maggiore della somma delle sue parti.
Il senso d’appartenenza è il collante che non si vede, ma che ognuno nel gruppo sente dentro di sé.
Per allenare e incrementare il senso d’appartenenza credo sia importante, cominciando dai giovani atleti, promuovere la cultura dell’orientamento al compito e non all’ Io, come ho sottolineato nel recente lavoro “Il Maestro dello Sport”.
Allenare orientati al Compito significa porre l’attenzione sullo sviluppo delle competenze, sul riconoscimento dell’impegno, sulla valorizzazione del contributo di ognuno e sulla collaborazione fra compagni. All’opposto, orientarsi all’ Io implica dare importanza esclusivamente al risultato, sottolineare errori e prestazioni scadenti, considerare solo il talento e, tutto ciò, favorisce una competizione e un’ostilità interna invece che una collaborazione.
Per misurare il Senso di Appartenenza, attualmente è in uso il Questionario sul Senso di Appartenenza e Condivisione, SAC, strumento che indaga tre macro aree, le Abilità Metacognitive, e cioè le capacità di comprendere il funzionamento della mente propria e altrui, fra le quali troviamo anche la capacità di prevedere mentalmente cosa fare e allo stesso tempo rappresentarsi in una situazione futura; oppure le capacità di progettazione e automonitoraggio.
La seconda componente del senso d’appartenenza e condivisione è costituita da credenze e abilità sociali.
Aspettative negative sugli altri o sulle proprie
capacità sociali, o mancanza di abilità sociali possono impedire o gravemente ostacolare le interazioni sociali necessarie
a inserirsi in un gruppo o a costruire esperienze condivise con un altro essere umano.
La mancanza di strategie relazionali spesso provoca una inibizione della comunicazione condivisa, favorendo il senso
di estraneità nella relazione duale o il senso di esclusione dal gruppo di questi individui.
Infine, come tutte le esperienze umane fondamentali, anche queste sono connotate da specifiche emozioni.
In particolare, se il senso di mancanza d’appartenenza e di non condivisione viene consapevolmente avvertito
dall’individuo, questi sentirà emozioni dolorose, quali impaccio e ansia; altrimenti li
avvertirà con sentimenti di indifferenza e distacco come ha descritto Millon (1969).
Alla luce di tutto ciò possiamo definire il Senso di Appartenenza come un processo dinamico in cui elementi cognitivi,
emotivi e sociali interagiscono all’interno di relazioni duali e gruppali, alla base del quale l’integrazione dell’ Io con il
Noi diventa un elemento motivante ai fini di un risultato collettivo.
Rappresentazione del Questionario per la quantificazione del Senso di
Appartenenza e di Condivisione (SAC)
IL QUESTIONARIO SUL SENSO DI APPARTENENZA E DI CONDIVISIONE (SAC): COSTRUZIONE E VALIDAZIONE DELLO STRUMENTO – Michele Procacci, Patrizia Conversano, Antonio Semerari, Giuseppe Nicolò, Antonino Cordone, Giancarlo Dimaggio, Gabriella Candilera(1), Paolo Iliceto(2)
A.L.Brown, Knowing when, where and how to remember a problem of metacognition in R.Gasler, Advances in instructional
psycologhy, 1° volume, Hillsdale, Erlbaum 1978.
Esordienti 2005 Calcio Curtarolo, Società aderente a Cisspat Lab –Psicologi dello Sport