Il grande tennista Rafael Nadal, in questi giorni ha rilasciato un interessante intervista sul lavoro mentale in campo. È curioso, perché Nadal si fa strada nel tennis, oltre che per un’innegabile capacità strategica, prevalentemente per la sua capacità di imporsi fisicamente e per la sua potenza.
Il campione, durante li internazionali di Roma, dichiara “Il lavoro mentale è andare al campo ogni giorno e non lamentarsi quando giochi male, quando hai problemi, quando hai dolori. E’ avere l’atteggiamento giusto, la faccia giusta. E’ non essere negativo riguardo le cose che ti succedono. E’ andare al campo ogni giorno con la passione di allenarsi e di lavorare sodo. Questo è il lavoro mentale”.
In queste parole ha riassunto molto del nostro lavoro. È di fondamentale importanza l’atteggiamento che si ha in campo. Provate a pensare quando arrivate in un campo come spettatori a partita già iniziata e a non guardare il tabellone. Vi assicuro che capirete dai gesti, dalle posture, dalle espressioni facciali come sta andando la partita. Questo è indubbiamente vero per i livelli amatoriali, perché il campione dovrebbe conoscersi e saper gestire le sue emozioni. Il campione non dà la soddisfazione all’avversario di percepire la sua fatica, la sua frustrazione; e sa inoltre che ogni punto è a se: bisogna saper “uscire dal campo” dopo ogni punto. Non importa come sia andato, pensiamo e visualizziamo la miglior strategia per il prossimo punto. Il tennis è frustrazione, è dolore, è fatica, agonia. Per chi se lo ricorda, Guillermo Perez Roldan, me l’ha sempre insegnato. Alcune partite sono infinite, ma il bello è che “non è finita, finchè non è finita” perché anche se hai perso il primo set e sei sotto, fino alla fine puoi cambiare il risultato. E qui subentra proprio la capacità di tollerare la fatica mentale (vedi articolo https://www.psicologidellosport.it/come-la-fatica-mentale-influenza-la-performance/). Nadal dice anche “non essere frustrato quando le cose non vanno bene” e parla della consapevolezza delle occasioni sprecate nel secondo set durante la finale con Djokovic al foro italico di Roma di pochi giorni fa e della sua capacità di reagire e uscirne. Ed è proprio così: l’errore fa parte del gioco e permette di migliorare. Una buona gestione dell’errore in allenamento e in partita è necessaria per una buona prestazione ad alti livelli e come palestra di vita nelle giovanili. Lamentarsi è cercare alibi, non riuscire a lasciar fuori pensieri e problemi esterni è predittivo di infortunio. Entrare in campo con passione e voglia di allenarsi è motivazione: “Ma quello che mi interessa davvero è questa coppa” dice con il trofeo in mano durante la conferenza stampa “e sentire che sto bene, sapere che sto migliorando giorno dopo giorno“. Questa è la fame del campione, la voglia di migliorarsi, di non accontentarsi, di sfidare ogni giorno se stesso e i propri limiti, anche quando può sembrare di aver vinto già tutto.
Vediamo quindi come in poche frasi, un grande campione ha toccato tanti punti centrali del lavoro dello psicologo dello sport…sarà forse un caso?
#YouNeverPerformeAlone
#LaPotenzaèNullaSenzaControllo
#MettiLaTestaInCampo
A cura di Dott.ssa Perez Roldan Agustina
Sitografia
https://www.tennisfever.it/2019/05/21/tennis-news-live-nadal-roma-discorso-lavoro-ispirazione/
https://www.gazzetta.it/Tennis/19-05-2019/tennis-roma-nadal-djokovic-3301757262315.shtml