Dopo la partita di andata degli Ottavi di Finale della Champions League ancora in corso, sembrava di assistere ad un romanzo dal finale già conosciuto: le due super potenze del calcio europeo più continue a livello di risultati in questi ultimi anni, Bayern Monaco e Real Madrid, si sarebbero trovate di fronte in una straordinaria sfida all’ultimo sangue per decidere chi avrebbe sollevato alla fine dei conti l’ambito trofeo.
Ma, come in tutti i racconti che si rispettino, esiste sempre un imprevisto, qualcosa che cambia gli equilibri in gioco e rende tanto appassionante quanto inaspettato il finale. Andiamo però con ordine, partendo dal 14 Febbraio scorso, quando a Parigi si è giocata una partita, che per i valori in campo poteva tranquillamente essere una finale anticipata. Da una parte c’era la corazzata Barcellona, da più di dieci anni ormai sulla cresta dell’onda, pur avendo fornito qualche piccolo segno di cedimento in queste ultime due stagioni, mentre dall’altra si trovava il Paris Saint Germain che, pur non avendo ottenuto grandi risultati a livello europeo in questi ultimi anni, è stata comunque una delle società che ha investito di più in assoluto a livello economico sul mercato internazionale per potersi assicurare giocatori di assoluto valore.
In effetti la partita ha evidenziato gli scricchiolii nel gioco, soprattutto a livello difensivo, dei Blaugrana ed ha messo in mostra la
voglia di vincere ed affermarsi finalmente per la prima volta nel periodo recente a livello europeo dei francesi. La gara è stata per lunghi tratti abbondantemente dominata dai parigini, come testimonia il risultato finale di 4 a 0. Nei giorni immediatamente successivi, la stampa si scatena contro gli andalusi, come se stesse aspettando soltanto una pesante sconfitta per indicare la fine di uno di cicli più vincenti della storia del calcio moderno e puntare il dito contro i diversi leader della squadra spagnola. Tante società avrebbero rivisto assieme allo staff tecnico e condiviso con i giocatori la programmazione della stagione sportiva alla luce del risultato negativo, puntando tutto sugli obiettivi e sui trofei rimasti in gioco, come il campionato o la coppa nazionale. Tanti, quasi tutti, ma non una città e una squadra come il Barcellona: già dal giorno seguente alla clamorosa debacle, per le vie della città ha iniziato a riecheggiare una parola semplice: “Remuntada” in spagnolo o “grande rimonta” in italiano. Questo termine viene usato nel calcio quando, dopo una sconfitta, in vista della gara di ritorno si vuole far capire al proprio avversario quanto si crede ancora in ciò per cui si andrà a combattere in campo e quanto si sarà disposti a sacrificarsi per poterlo ottenere. Non sempre però questa convinzione porta a raggiungere l’obiettivo prefissato, soprattutto dopo un risultato pesante nella gara di andata, come successo in questa occasione.
Si arriva con questo clima quindi all’8 Marzo, quando a Barcellona si gioca la gara di ritorno. La partita fin da subito dimostra di avere un andamento molto particolare, perché, nonostante dopo soli tre minuti Luis Suarez trovi il gol del vantaggio per i padroni di casa, i “Bleus” di Parigi sembrano essere in partita.
Il primo tempo si conclude sul 2 a 0 grazie ad uno sfortunato autogol di Kurzawa e ad inizio ripresa un rigore trasformato da Messi porta il parziale sul 3 a 0. Sembra che il Barcellona sia ad un passo da un’impresa straordinaria, ma dopo dieci minuti, arriva il gol di Cavani a gelare i tifosi del Camp Nou.
Grazie al gol segnato in trasferta dai francesi, in quel momento gli spagnoli avrebbero dovuto realizzare altre tre reti per poter passare il turno. I Blaugrana continuano a macinare gioco e a creare occasioni, ma si arriva a due minuti dal termine dell’incontro sempre con lo stesso risultato. Sembra finita, ma proprio questa credenza forse limita i parigini, che abbassano la tensione e in tre minuti subiscono due gol da Neymar, anche grazie ad un rigore concesso abbastanza generosamente, ma nonostante ai padroni di casa manchi soltanto una rete, siamo già arrivati al secondo minuto di recupero ed hanno soltanto altri due giri di lancette a disposizione per poter portare a termine questa clamorosa rimonta. Proprio sui titoli di coda, sull’ultimo pallone lanciato nell’area avversaria, arriva la rete di Sergi Roberto, che apre al Barca le porte del paradiso calcistico.
La forza di questa squadra, oltre ad avere un valore tecnico superiore alla norma, per cui viene collocata attualmente senza alcun dubbio tra le prime 4 al mondo, è stata nel credere fino in fondo a questa possibile impresa. Come detto, molti dopo la gara di andata avrebbero deciso di voltare pagina o addirittura di iniziare la programmazione per le stagioni a venire, ma non il Barcellona. Questa forte convinzione nelle proprie capacità è data a nostro parere da un mix di:
- influenza culturale, data dal fatto che da sempre gli abitanti della Capitale andalusa “lottano” contro il potere centrale di Madrid, riuscendo negli anni ad ottenere anche diversi riconoscimenti, come ad esempio il mantenimento di una propria lingua, il Catalano. Anche i giocatori stranieri che arrivano in questa città riconoscono loro per primi come si respiri un aria di possibilità, una convinzione che con il lavoro (in questo caso di tutti i giorni sul campo) si possano veramente ottenere dei risultati che per altre mentalità forse potevano sembrare impossibili.
- Fortissima autostima, data dai risultati conseguiti sia dalla squadra sia singolarmente dai giocatori, in questo ultimo decennio. Partite spettacolari, un nuovo modo di pensare e realizzare calcio grazie ad un possesso palla esasperato alla ennesima potenza e a tre talenti cristallini che hanno sempre caratterizzato il reparto offensivo.
Il risultato è stato eclatante, gare terminate con punteggi tennistici, una lunghissima serie di trofei e titoli conquistati, con anche qualche incidente di percorso ogni tanto, perché nessuno nello sport può essere invincibile. Questa però forse è l’immagine che più si avvicina al concetto di “essere invincibile” nel calcio, perché se neanche dopo un 4 a 0 nella partita di andata, la squadra avversaria può essere fiduciosa di poter ottenere la qualificazione al turno successivo, significa che ci troviamo di fronte ad un qualcosa di straordinario. Anche il termine “impresa” in questo caso forse non è il più adatto per spiegare quanto avvenuto, perché i Blaugrana ci hanno già abituato a goleade e rimonte rimaste nella storia di questo sport, anche se effettivamente la portata di questa vittoria e di questa qualificazione ottenuta sul filo di lana, ha un sapore diverso e se possibile ancora più dolce, essendo la prima squadra che riesce a rimontare un risultato di 4 a 0 a sfavore subito nella gara di andata in una competizione calcistica.
Questo incredibile successo fa acquisire a questa squadra una sorta di “Aura di invincibilità” che, se ben canalizzata, può veramente portarli a fare un finale di stagione al top in tutte le competizioni.
Spesso però accade che, soprattutto nei trofei ad eliminazione diretta, chi fa la grande impresa paga poi dazio nei turni successivi. Questo accade perché molte volte il gruppo si siede, quasi come se fosse compiaciuto di quanto ottenuto, e non riesce a trovare stimoli nuovi e forti per arrivare fino in fondo ed alzare la Coppa. Infatti per un allenatore e per uno psicologo dello sport diventa fondamentale motivare i propri atleti per riuscire a farli rendere al massimo delle proprie possibilità, toccando le corde giuste e trovando aspetti e sfumature nuove da poter inserire per attivare al meglio il singolo sportivo e l’intera squadra. Andando al di là degli aspetti tecnici, fisici e tattici e tralasciando per un attimo anche la differenza tra gli stili di gioco del Paris Saint Germain, molto aperto e offensivo, e la Juve, più chiusa e quadrata nelle retrovie, seppur con un gioco abbastanza verticale e molto temibile in ripartenza, proviamo a valutare il doppio confronto tra Blaugrana e Bianconeri soltanto dal punto di vista della preparazione psicologica.
Il Barcellona ha ampiamente dimostrato che, quando adeguatamente sollecitato, sa essere stratosferico e compiere imprese storiche, perciò se lo staff tecnico avrà saputo preparare i giocatori a livello mentale nella maniera corretta, lo potrà testimoniare soltanto la Juventus, tra la partita di stasera e il ritorno di Mercoledì prossimo. Una sola cosa è quasi certa: qualunque sia il risultato di questa sera, fino alla prossima settimana la qualificazione tra le due squadre sarà ancora ampiamente in gioco.
Dott. Davide Ghilardi